Sergio Orlandi – Trumpet
Max Pizio – Tenor Sax
Francesco Pinetti – Vibraphone
Marco Gamba – Double Bass
Marco Zanoli – Drums
L’aggettivo solido è quello che definisce meglio il jazz di questo quintetto. Ben fondato, con radici profonde nella tradizione, ma in grado di proporre un qualcosa di fresco, di attuale, costruito con cura. E’ questa l’impressione che suscita ad un primo e a successivi ascolti il gruppo di Marco Gamba. Siamo in presenza di una formazione piuttosto classica, trio di base più tromba e sax con l’inserimento, però, del vibrafono in luogo del piano o della chitarra.
I titoli scelti da Gamba rimandano ad esperienze di viaggio o a suggestioni derivate da ricordi, osservazioni o riflessioni su temi di carattere sociale, come si legge nelle note di copertina. La musica oscilla fra riferimenti al suono metropolitano dello M-Base di Steve Coleman, ma edulcorato da un’impronta melodica in “Uptown and the Bronx” a un incipit free che si trasferisce in un motivo lieve, sospeso e con vaghi, appena percepibili richiami mediorientali in “Djemaa”. “Walking in alta de San Pedro” si caratterizza, invece, per uno svolgimento swingante con un rapido e nervoso botta e risposta fra Pizio e Orlandi. “Nexus 6” è su tempo dispari e rivela la capacità di Marco Gamba di organizzare uno sfondo su cui i solisti possano librarsi in volo sciolti da vincoli troppo stretti. “My love in your hands” è una ballad in cui è particolarmente lirica la tromba sordinata e non di Orlandi, sostenuta dal gruppo in versione romantica, sentimentale, tutto intento a sottolineare le sfumature, gli angoli segreti del tema. “Una notte a Kabul” è etno-funky, scorre veloce e mette in vetrina l’abilità di compiere una sintesi fra i vari stili sassofonistici di Max Pizio, uno che sa stare sul tempo (musicale), poiché sa vivere nel suo tempo (cronologico). “Elogio dell’imperfezione” ha una frase che si ripete, va e torna, con un qualcosa nella struttura che fa pensare al modo di scrivere di Joe Zawinul dei primi “Weather Report”. “Resolution” è un omaggio a John Coltrane, autore del pezzo ed è eseguita con una spinta boppistica piuttosto veemente. Chiude la latineggiante “Secret world” dove anche il bassista dice la sua con un solo caldo e ben modellato.
Marco Gamba ha aspettato il momento adatto per uscire con un suo disco, dopo tante collaborazioni. Ha atteso, cioè, di avere in mano le carte giuste per giocare al meglio la partita e portarla a termine in un modo più che decoroso.